La Biennale Danza di Venezia nel segno della “trasformabilità”

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Il coreografo britannico Wayne McGregor nel suo primo anno come direttore artistico della Biennale Danza di Venezia inaugura un Festival multiculturale, contemporaneo e avanguardistico. “Trasformabilità” è il concetto alla base del ricco programma veneto, una parola che sottolinea quanto la disciplina della danza sia in costante evoluzione, mutamento e adattabilità. Per metterlo a fuoco, ecco un ricco cartellone di coreografi di respiro internazionale.

Il programma della Biennale Danza di Venezia

Dieci giorni intensi di proiezioni cinematografiche, spettacoli, conversazioni, installazioni e tanto altro. Questa è la Biennale Danza 2021 che andrà in scena dal 23 Luglio fino al 1 Agosto. Il programma si intitola “First Sense” e sarà diviso in sette spazi, chiamati “passi o tempi” con cui vengono ripartiti i vari momenti della Biennale. Un “tempo” è dedicato ai protagonisti della Biennale College Danza, dove 19 danzatori selezionati su 489 danzatori del mondo, svolgeranno delle sessioni di tecnica di danza classica e contemporanea per arrivare a un breve lavoro coreografico. Un altro “tempo” è dedicato alle collaborazioni, come quella con la Mostra Internazionale di Architettura. Le installazioni Not Once, Tom e Future Self faranno parte della mostra permanente della Biennale e fungeranno da stimoli per le brevi coreografie dei danzatori del Biennale College Danza. Ma, la grande attenzione è tutta sugli spettacoli che vedranno artisti di fama mondiale.

I coreografi della Biennale Danza

Gli spettacoli della Biennale Danza sono di altissimo livello, tutte prime in Italia, due prime mondiali e una europea. Ecco le più rilevanti, le altre potrete scoprirle nel sito della Biennale di Venezia. Pam Tanowitz, coreografa del millennio e la pianista Simone Dinnerstein, daranno vita a “New Work for Goldberg Variations”. La rigorosa danzatrice e coreografa Pam Tanowitz arriva per la prima volta alla Biennale con questa prima europea che gioca sul ritmo e sullo stile. Odyssey è invece la prima italiana del coreografo franco – algerino Hervé Koubi, un viaggio alla ricerca della propria identità a ritmo di hip hop e breakdance. Marco D’Agostin, premio Ubu under 35, ritorna per il secondo anno con una lettera danzata per qualcuno che non ritornerà mai, “Best regards”. La Biennale Danza di quest’anno è una fucina di arte che val la pena scoprire.

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